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Sistemate bene la sedia o qualsiasi cosa sul quale siate seduti, perché vi sto per parlare di un libro che è letteralmente schizzato tra i miei TOP 2018: “La verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker.
Uscito nel 2012 e l’anno successivo in Italia, “La verità sul caso Harry Quebert”, edito da Bompiani e tradotto da Vincengo Vega sbanca tutte le classifiche!
Prima di parlare della trama, vi voglio assolutamente citare uno dei consigli che Harry Quebert da a Marcus, il protagonista, perché è quello che caratterizza davvero un buon libro ed è la sensazione che ogni amante della lettura dovrebbe avere finendo una bella storia.
“Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute all’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito.”
Cari lettori, provate a negare quanto sia fottutamente vera questa frase!
Veniamo a noi: siamo nel 2008 quando Marcus Goldman, giovane e promettente scrittore, sta vivendo il periodo più buio nella vita di un’autore: è bloccato, non riesce a scrivere neanche una pagina del nuovo romanzo da consegnare a breve al suo editore, così decide di rintanarsi ad Aurora, nel New Hampshire, dove vive il suo amico ed ex professore universitario Harry Quebert che, oltre ad essere uno degli scrittori più amati d’America, è anche il suo mentore, colui che nel mondo della letteratura gli ha insegnato tanto, se non tutto.
Poco dopo la sua visita ad Aurora, ancora senza una pagina di romanzo pronta, Harry viene accusato di aver ucciso Nola Kellergan, una giovane ragazza di 15 anni scomparsa dal paese nel 1975: i suoi resti vengono ritrovati proprio nel giardino della casa di Quebert. Così Marcus si ritrova di nuovo in viaggio verso Aurora, dove inizierà a condurre una sua personale indagine: è convinto che Harry Quebert sia innocente e deve aiutare il suo amico.
Questo libro mi è piaciuto così tanto che, davvero, non so neanche da dove partire per parlarne! Intanto consiglio vivamente a tutti gli amanti del genere giallo di leggere questo libro, so che quasi 800 pagine possono spaventare, ma ne vale veramente la pena. Quando mi si è presentato questo libro, con una trama così interessante e intrigante, ma con tutte quelle pagine, ammetto che ero un po’ restia. Va bene il giallo, va bene tutto, ma non annoiare e non essere scontati in 800 pagine non è un’impresa da poco ed invece sono stata piacevolmente sorpresa. In pochi giorni l’ho letteralmente divorato e quanto sonno perso dietro a Marcus Goldman ed alle sue dannate indagini!
La trama si svolge prevalentemente ad Aurora nel 2008, con molteplici flashback nel medesimo luogo, ma ambientati nel 1975, ed è narrata quasi interamente da Marcus, a parte in alcuni flashback dove l’io narrante diventa la persona protagonista della vicenda, questo ci permette anche di comprendere a pieno ogni passaggio.
Una cosa curiosa e particolare, inoltre, è che i capitoli sono alla rovescia: si parte dal 31 per poi arrivare, appunto, al primo. Questo rappresenta i 31 consigli che Harry dona a Marcus su come scrivere un libro, infatti ogni capitolo è correlato ad un consiglio, che è anche molto interessante, potrebbe davvero essere una sorta di guida per aspiranti scrittori firmata Harry Quebert!
Come ho potuto vedere dalle opinioni in internet riguardo a “La verità sul caso Harry Quebert“, questo libro o lo ami o lo odi. A me personalmente ha tenuto incollata dall’inizio alla fine, come ho detto prima, l’ho divorato in pochi giorni, anche dalla curiosità di scoprire il colpevole. Gli viene recriminato un po’ la banalità dei dialoghi di Nola, la ragazzina scomparsa, ma alla luce di come viene sviluppata la storia e dai risvolti che ha, trovo in piena sintonia il personaggio con quelle conversazioni, basta riflettere un po’ su quello che si viene a scoprire e pensare che tipo di effetto possa fare sugli atteggiamenti di una persona.
Di norma non amo particolarmente i gialli, ma questo ha quel qualcosa che me lo fa amare, sarà anche che offre qualche risvolto psicologico, che per i miei gusti male non fa mai. Inoltre quello che a volte noto nei gialli è che si possono perdere dei dettagli qui e lì, che vanno un po’ a ledere la storia, magari ti rimangono domande irrisolte o dubbi. Qui invece la garanzia per me è stata proprio che alla fine della lettura, nessuna domanda è rimasta irrisolta, qualsiasi episodio ti venisse in mente della trama, ora aveva una risposta ed era tutto chiaro. Credo che non ci sia nulla di meglio. Insomma, penso che ormai sia chiaro quanto mi sia piaciuto, quindi che dite, una possibilità gliela potete dare?!?
2 commenti
Federica · Marzo 24, 2019 alle 6:17 pm
Anche a me è piaciuto tantissimo. Leggendolo ho iniziato a cercare foto del new england e ora lo sogno un po’
50milapagine - Admin · Marzo 24, 2019 alle 8:24 pm
Hai ragione, io credo di sognare il Maine da quando ho visto la serie TV “Once upon a time”.. Prima o poi ci andrò ahah