Questo libro è valutato da me:
Scrivo questa recensione totalmente a caldo, ho finito proprio cinque minuti fa questa lettura che mi ha lasciata senza fiato, quindi riordiniamo le idee ed iniziamo!
Ho quindi appena finito “La donna di ghiaccio“, in originale “The girl in the ice“, di Robert Bryndza. Uscito nel 2017, tradotto da Ristori Sandro, questo thriller ha molti consensi in Inghilterra. L’autore come nota alla fine del libro, inoltre, dichiara che tornerà presto con il prossimo libro della serie con la spigliata detective Erika Foster, ma ora veniamo alla trama.
Una fredda e nevosa mattina di Gennaio, un ragazzo trova accidentalmente il cadavere di una donna, intrappolato sotto una spessa lastra di ghiaccio. Ha gli occhi spalancati, le labbra socchiuse come se stesse per dire qualcosa, alcune ciocche di capelli strappati all’altezza delle tempie. Viene chiamata per il caso la detective Erika Foster la quale scoprirà che la vittima è una ragazza molto giovane, ricca e molto conosciuta nella “Londra che conta” in quanto figlia di un lord. Apparentemente sembrava condurre una vita perfetta, molto in contrasto con il triste epilogo. Più Erika va avanti con le indagini più viene a contatto con i segreti della famiglia di questa ragazza, fin quando trova dei strani collegamenti con l’uccisione di tre prostitute, assassinate in modi molto simili a come è stata ritrovata quest’ultima donna. La storia continua ad intricarsi, qualcuno vuole far tacere Erika, più scava e più si trova in pericolo, quello che potrebbe scoprire è molto scomodo per alcune persone, ma lei rimane determinata, deve risolvere il caso a qualunque costo, lo deve a sé stessa e a suo marito, morto poco tempo prima.
Erika Foster. Questa detective protagonista della storia non sono ancora sicura che mi convinca a fondo. E’ presentata dall’autore come una grande detective, con un passato lavorativo difficile alle spalle, al quale viene affidato questo caso per farla tornare a lavoro dopo la morte del marito. Inoltre è anche di un grado superiore rispetto agli altri in quanto è detective capo, ma molta differenza con gli altri della squadra sinceramente non l’ho notata molto se non fosse stato che la chiamavano, appunto, “capo”. Sarebbe stato interessante inoltre approfondire la sua storia e quella del marito, alla quale c’è stato solo qualche vago accenno qua e là, sicuramente avrebbe aiutato per entrare più in empatia con il personaggio che a tratti risulta essere altrimenti solo una stacanovista con il marito morto e nessuna vita dal quale tornare alla sera staccato il lavoro. Tuttavia, come detto prima, l’autore ha detto chiaramente che questo è solo il primo capitolo dedicato al personaggio di Erika, quindi confido nel fatto che si sia riservato questi dettagli magari per il prossimo o i prossimi libri.
Per quanto concerne il caso della “donna di ghiaccio”, invece, devo dire che è una storia ben riuscita. Come molte altre cose, ci fa capire quanto i soldi ed il potere di un titolo nobiliare possano passare addirittura sopra la giustizia. La vita delle persone varrà sempre meno dei soldi e di un’immagine da difendere. Sarebbe stato interessante approfondire un po’ di più la psiche dell’assassino, ammetto che la storia mi aveva ingannato, ho pensato quasi fino alla fine che fosse una persona ed invece non era proprio così. Tuttavia non è un thriller psicologico, quindi ci sta che non sia stata una parte rilevante della storia, però qualche dettaglio in più male non faceva. Mi lego a questo discorso per ampliarlo a tutto il libro. L’impressione avuta è stata un po’ quella tutto il tempo della lettura: pochi dettagli su alcune cose che probabilmente meritavano di essere approfondite, al fine di apprezzare proprio meglio tutto il thriller. La storia va via molto fluida in ogni caso, anche grazie anche a capitoli davvero molto, se non troppo, brevi. Molti capitoli occupavano anche solo mezza pagina, di norma mi piacciono i capitoli non molto lunghi perché mi rende la lettura più scorrevole e mi fa sentire meno in colpa quando penso “l’ultimo capitolo e poi vado a dormire”, ma in questo caso direi che è troppo anche per me. All’inizio della storia, questi capitoli brevi, l’hanno resa un po’ lenta a partire e a suscitarti interesse, ad un lettore più svogliato avrebbe fatto perdere interesse molto in fretta. Spesso staccavano la trama in punti in cui potevi pensare solo “ma come? Di già??” e ti ritrovavi nel capitolo successivo magari in un’altra situazione.
Come ho già detto comunque rende la lettura molto veloce e piacevole in ogni caso, è comunque un buon libro e l’autore può solo migliorare sotto questo punto di vista, ho molte aspettative per le prossime vicende della Foster, non vedo l’ora di leggere il prossimo.
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