Non so voi, ma quando devo parlare di un film originale Netflix, ho sempre un po’ l’amaro in bocca. Secondo me ha ancora molto margine di crescita. Per quanto riguarda le serie TV lo trovo imbattibile, ma sui film qualche metro di strada c’è ancora da fare. Lo “stile Netflix” è inconfondibile, si distingue molto dagli altri, per azione e tensione, anche in quelli più romantici ed è questo a renderlo speciale.
Come detto prima, le serie TV le amo, tutte quelle che ho visto mi sono sempre piaciute, ma sui film ho sempre qualche riserbo perché, sebbene le trame siano belle, intriganti e in linea coi tempi, lo sviluppo della storia non è sempre quello che mi aspetto. Ma veniamo ad oggi, che parliamo di “Lo spazio che ci unisce“. Esce nel 2017, regia di Peter Chelsom e prodotto, appunto, da Netflix e lo possiamo collocare nel genere drammatico/sentimentale. Tra i principali protagonisti abbiamo attori come Asa Butterfield, Gary Oldman e Britt Robertson.
La missione è ben chiara: poter vivere su Marte. E’ con questo obbiettivo che partono gli astronauti, per poter studiare e vedere se è possibile per gli esseri umani poter vivere su Marte e diventare a tutti gli effetti cittadini di Marte. La squadra così, dopo una breve presentazione, parte per la missione, a capo di Sarah Elliot. Tutto procede bene nel viaggio verso il pianeta quando Sarah si rende conto di essere incinta. Decidono così di tenere il segreto, di non dirlo a nessuno e di farla partorire su Marte, sebbene sia un terreno totalmente inesplorato e non si sappia realmente il feto come reagisce all’atmosfera differente e alle condizioni climatiche ben diverse da quelle terrestri. Sarah partorisce, assistita dai suoi colleghi, ma dopo aver dato alla luce Gardner ha un arresto cardiaco e muore.
Dopo sedici anni da questo episodio, Gardner è ancora segreto al mondo, nessuno sa della sua esistenza e lui è il primo abitante effettivo di Marte della storia. Costantemente controllato dal team nella sua crescita, Gardner viene cresciuto dagli scienziati, è molto intelligente e sveglio e negli anni ha sporadici contatti con una ragazza sua coetanea che abita sulla Terra, il pianeta dal quale viene che per lui è solo un miraggio lontano. E’ così che deciderà di voler intraprendere questo viaggio interplanetario alla scoperta di questo pianeta per lui inesplorato e alla ricerca della sua unica amica terrestre.
“Per tutta la vita non ho potuto provare niente: la sensazione dell’acqua, del calore di un fuoco, lo sferzare del vento sulla faccia e ora posso farlo! Ma è nulla rispetto a quello che provo per te. Io ero così impaurito di non riuscire ad essere come voi, ma tu mi hai reso umano Tulsa.”
Trama particolare e non scontata quella di “Lo spazio che ci unisce“. Ho inserito questo film nella lista di quelli da vedere molto tempo fa, ma mi son decisa a vederlo solo qualche giorno fa. Forse anche perché le trame di Netflix non sono poi così in grado di attirare la curiosità: sono due righe quasi insignificanti, che non dicono nulla. Invece mi sono ritrovata davanti un film che mi è piaciuto moltissimo. Non è stato promosso molto dalla critica, difatti in rete sono facilmente reperibili i pareri, che gli danno appena 5/10, nei migliori casi. Tuttavia, dal pubblico è stato molto amato.
Il film si presenta con degli effetti speciali discreti, per essere nel 2018 potevano fare molto meglio, renderli più realistici, molte scene sembrano veramente fintissime e senza ombra di dubbio, in una pellicola del genere è una grossa pecca, trattando di viaggi interplanetari, astronauti, Marte e via discorrendo. Fortunatamente acquisisce punti con la trama, che viene sviluppata molto bene ed è molto chiara. Gardner cresce con gli scienziati del team di Sarah, quindi è molto intelligente, sa come usare a suo piacimento molte loro tecnologie, che è poi il modo in cui riuscirà a svignarsela dalla NASA. Ci troviamo quindi davanti un ragazzo cresciuto con la gravità di Marte che quindi ha ossa e cuore molto deboli per poter vivere sulla Terra. Tuttavia è desideroso di trovare suo padre, di sapere di più su sua madre, di sentirla vicina, essendo convinto di essere stato lui ad ucciderla.
La storia ti tiene incollato allo schermo, crea molta suspance e la storia d’amore con Tulsa, la ragazza con cui ha contatti, soddisfa e scalda anche l’animo più freddo e cinico.
Come dicevo all’inizio, le pecche che trovo costanti in ogni film Netflix è proprio la conclusione. Sebbene lascino intendere molte cose, non danno mai reali risposte e l’idea finale è sempre “e adesso? Cosa succede?” e direi che è l’ultima cosa che un assiduo amatore di film vorrebbe. Trame eccezionali con questi finali un po’ amari. Rispetto ad altri questo sicuramente lo è molto meno, quindi sicuramente qualche passo avanti, rispetto a qualche anno fa, è stato fatto. Un finale del genere lo accetto solo nel caso in cui lasci uno spunto di riflessione, ma qualcosa di chiaro, quindi tutto sommato questo lo accetto discretamente, anche perché il film in sé mi è piaciuto molto.
Abbiamo una storia d’amore svolta su due pianeti diversi, è senza ombra di dubbio ciò che di meglio un animo romantico può desiderare e sperare!!
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