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Durante la settimana del 27 Gennaio, ho letto questo libro. Quale miglior lettura intorno ai giorni della memoria? Non sono solita a fare queste letture, lo ammetto. Ho iniziato giusto l’anno scorso ad interessarmi di più al genere storico e, in particolare, alla Seconda Guerra Mondiale. Detto ciò, Oggi parliamo di “Saya” di Salvatore Pireddu, uscito nel 2018, edito da Bibliotheka Edizioni.

Trama:
A Saya mancavano pochi giorni per concludere la leva militare nell’esercito polacco e decidere cosa fare della sua giovane vita. Era tornato per un breve congedo e in qualità di figlio maggiore doveva aiutare i suoi familiari nello Shiva, il lutto delle famiglie giudaiche, quando il primo settembre 1939 l’esercito tedesco attaccò la Polonia dando fuoco alle polveri del Novecento. Da quel momento i membri della famiglia Fajans furono costretti a un esodo doloroso, chi dentro i campi di lavoro russi e chi invece in quelli di concentramento tedeschi, sfiorandosi tra i deportati e tra le fila degli eserciti che combattevano tra Asia, Africa ed Europa con un unico scopo: sopravvivere. Tratto dalla vera storia di Saya, questo romanzo parla della tragedia di chi nonostante abbia perso famiglia, patria, fede e libertà ha trovato il proprio posto nel mondo. I Fajans furono soldati e insegnanti, traduttori e ribelli, ma è nell’umile mestiere del sarto che Saya si è riscoperto uomo, perché “cucire significa mettere insieme le trame, aggiustare fa bene alla memoria delle cose rotte, così come rattoppare i vestiti strappati sul petto durante il periodo di shiva fa bene all’animo sofferente”.
Beh, che cosa si può aggiungere ad un libro del genere? Non avevo letto che fosse tratto da una storia vera, l’ho scoperto leggendo le ultime pagine del libro e la cosa mi ha davvero sconvolta. Ovviamente qualsiasi libro tratto da questo periodo storico è toccante, emotivamente difficile, ma finché si parla di personaggi di fantasia è sicuramente più sopportabile. Leggere invece che è una storia vera, che Saya è realmente esistito, che ha davvero passato quelle cose che vengono raccontate. Che dire. Sono senza parole. Inutile fare discorsi storici, non è il luogo ne il momento adatto, parleremmo di cose dette e stradette, ma l’importanza di ricordare non deve mai mancare. E’ importante che queste cose rimangano ben impresse nella memoria di ognuno di noi, tenere viva la memoria di ciò che è stato, aiuta a limitare di moltissimo le possibilità che una cosa simile possa succedere ancora.
Venendo al libro, “Saya” è ben scritto, fluido, molto interessante. Non troppo lungo, non troppo corto, così risulta non essere mai pesante o noioso. Contiene molte nozioni su ciò che è stato, della vita di un ebreo e della sua famiglia nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Del modo in cui sopravvive, come vive la guerra, la separazione dalla famiglia e molto altro.
“Saya” è emozione, è commovente. Lascia davvero senza fiato fino alla fine. E’ stata la lettura ideale degna di questa settimana, degna del giorno della memoria.
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