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Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie fa parte di quei libri che sembra un po’ inutile recensire. Quei libri che dai un po’ per scontato perché sono dei classici del genere, ma ci tenevo comunque a dire la mia perché ho trovato questo libro davvero pazzesco. Edito da Mondadori, il romanzo esce in italia nel 1946 (ma scritto e pubblicato nel 1939), con un titolo diverso da come lo conosciamo oggi, ma di questo si potrebbe parlare davvero moltissimo. Me ne sono imbattuta poche settimane fa in libreria, scontato del 20%, nell’edizione Oscar Junior e, avendone sempre sentito parlare, mi sono decisa all’acquisto. QUANDO MAI NON L’HO FATTO PRIMA! Cosa mi sono persa fino ad ora… Ma andiamo per gradi!!

Dieci persone estranee l’una all’altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l’invito. E ora sono lì, su quell’isola che sorge dal mare, simile a una gigantesca testa, che fa rabbrividire soltanto a vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera. E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini. Per gli ospiti intrappolati è l’inizio di un interminabile incubo. 

Ora, che Agatha Christie fosse una maestra del giallo, non servo io per dirvelo, parliamoci chiaro. Non mi sono mai avvicinata più di tanto a lei perché non sono troppo appassionata di gialli, ma sono sempre stata consapevole del suo calibro. Ora che mi sto approcciando con calma ai suoi libri e al suo stile, non posso davvero evitare di pensare a quanto mi sia persa fino ad ora. “Dieci piccoli indiani” è davvero un capolavoro della letteratura! La genialità della storia è un qualcosa che al giorno d’oggi si trova davvero pochissimo negli autori, insieme all’originalità.
Quello che mi ha sconvolta di più è stato come la Christie abbia concepito di scrivere un libro del genere alla sua epoca. Parliamo di un periodo storico comunque molto diverso dal nostro a cui ormai siamo abituati. Quello che scrive, come lo scrive e i termini che utilizza sono davvero molto inusuali per gli anni in cui ha scritto “Dieci piccoli indiani”. Nella storia utilizza spesso vocaboli come “negro, negroide“, tant’è che all’inizio il titolo reale era “Dieci piccoli negri“… Insomma, fa un po’ strano leggere questo genere di terminologia e la stranezza aumenta quando pensi che risale al 1939!!
Detto ciò, comunque, ho letto il libro in un weekend, ho finito di leggerlo a tarda notte perché ormai DOVEVO sapere come finiva. Vogliamo davvero parlare del finale? Vogliamo davvero farlo? Sicuri? SENSAZIONALE. EPOCALE. Cioè, capiamoci… un colpo di scena pazzesco. Posso tranquillamente dire che io non avrei MAI sospettato neanche lontanamente della conclusione. Per tutta la durata della lettura mi sono chiesta come sarebbe potuto finire, chi fossero i signori Owen… Beh, ragazzi, la Christie, me l’ha fatta davvero sotto al naso. Non che sia particolarmente difficile, ma l’ha fatto e anche con molta maestria.
Non perdetevi questa chicca della letteratura, “Dieci piccoli indiani” dovrebbe essere nella libreria di ognuno di noi.

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