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Avete presente quando andate in libreria a farvi un giro e vi innamorate follemente di un thriller, che bramate e dovete avere per forza.. perché è anche in sconto??? Ecco, questo è quello che mi è successo quando mi sono imbattuta in “Requiem” di Geir Tangen, edito da Giunti ed uscito nel 2020. La copertina, la trama.. TUTTO mi aveva rapita, quindi oggi PARLIAMO DI THRILLER!

Nella ventosa cittadina di Haugesund, sui fiordi norvegesi, il giornalista Viljar Ravn Gudmundsson dovrebbe godersi il meritato successo. Solo qualche anno prima infatti, un suo celebre articolo ha scoperchiato uno degli scandali più subdoli della politica nazionale. Uno scoop che lo ha reso in breve tempo una star del giornalismo e gli ha aperto prestigiose opportunità professionali. Eppure Viljar siede ancora alla stessa scrivania del quotidiano locale ma, a differenza di prima, non ha l’aria di passarsela bene per niente: fa fatica a scrivere persino di cronaca, soffre di continui attacchi di panico e subisce quotidianamente un pesante mobbing dal caporedattore. Finché una mattina, nella sua casella di posta, appare una mail piuttosto sinistra: un misterioso mittente annuncia al giornalista che l’indomani una donna verrà uccisa. O meglio: giustiziata; profezia che si verifica esattamente secondo le parole scritte nel messaggio. E non è che l’inizio, come Viljar e la giovane poliziotta Lotte Skeisvoll capiranno a proprie spese. Ma perché il killer ha scelto proprio lui come interlocutore? E che cosa hanno in comune le persone che nella diabolica mente dell’assassino meritano una fine tanto atroce?

Eccoci qua, con un nuovo thriller finalmente, dopo alcuni romance, mi sembrava quasi d’obbligo stemperare un po’ gli animi con della suspance e della tensione. Cosa dire in breve di questo libro? Caruccio, un buon thriller, ma non lo metterei nella mia lista dei top. A me appassionano molto i thriller di autori nordici, trovo che per questo genere abbiano davvero una marcia in più e, alla fine, questo non è stato da meno. Con i fiordi a fargli da sottofondo, tiene l’attenzione su di sé quasi sempre.
La parte che mi ha convinta di meno è stato forse l’inizio, un po’ lento. Nel primo centinaio di pagine non succede praticamente nulla di sostanziale o appassionante, è molto piatto. Inoltre, ho trovato che l’autore in diverse occasioni sia stato un po’ troppo autocelebrativo. Mi spiego meglio, in diversi momenti del libro, ha più volte scritto frasi tipo “ma queste cose non succedono neanche nei peggiori libri mai scritti” e cose così. Insomma, alla lunga era davvero stressante come cosa, va bene una o due, ma poi basta, non fa più ridere e diventa noioso.
Nota positiva è stato tuttavia il finale. Mi ha piacevolmente sorpresa e ha ritirato su l’umore che non era propriamente partito col botto ecco. Un vero colpo di scena inaspettato e non banale, in questo modo migliora la mia opinione in merito, è proprio vero che il finale fa davvero tanto per il pensiero complessivo di un libro, c’è poco da fare.
Ve lo consiglio? Ma sì, non aspettatevi troppo, godetevi gli scenari, il finale inaspettato senza troppe pretese, passate oltre l’inizio e avrete senz’altro un bel ricordo di questo libro.

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