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RECENSIONE PASQUALE MEROLA

Editore: Self Publishing Amazon
Data di pubblicazione: 12 febbraio 2021
N. Pag 192
Sinossi:
Francesco, nato da una relazione illegittima, è destinato ad una vita da trovatello nella Napoli di fine ottocento. Per rispettare un debito d’onore il principe Amedeo Fortini si prende cura di lui. Sotto la sua ala protettrice cresce e ne diventa il figlioccio. In una notte di Natale si decide il suo futuro. Quando muore senza una vera ragione l’impresa da lui creata passa nelle mani del figlio Donato. Donato, sul punto di fallire e perdere l’eredità del padre, sconvolto dal tradimento delle sue sorelle, decide di avvelenarsi. Felicetta, una giovane domestica in casa Martino, nel momento più buio della vita di Donato capisce di amarlo e quando lui muore decide di vendicarlo nel modo più atroce. Dall’amore tra Felicetta e Donato nasce Stella, angelo di una sola notte. Vicina alla fine, Felicetta vuole liberarsi del rimorso per ciò che ha fatto. Scrive la sua storia e vuole che a conoscerla sia un uomo con il quale ha un profondo, misterioso legame. Non vivrà abbastanza per vedere che, sebbene per vie traverse, il suo ultimo desiderio si avvererà.
Intervista:
- Corinto Angelini, parlaci un po’ di te. Chi sei e cosa fai nella vita?
Sono un racconta storie che ha deciso di organizzare ricordi, esperienze, conoscenze, emozioni e fatti di una vita in forma di scrittura. Biologo, apicoltore, musicante, viaggiatore, cuoco provetto. Sono la somma delle cose che la vita mi ha concesso di fare.
- In che situazione ami scrivere i tuoi libri? Di giorno, di notte, in viaggio, in una stanza o in un momento particolarmente della giornata?
Scrivo sul momento quando l’istinto mi spinge a sedermi e scrivere. Non c’è differenza tra la notte ed il giorno. Posso svegliarmi nel pieno della notte per fermare sulla carta una intuizione, un colore, una nota, un ambiente che la storia che vado raccontando mi suggerisce. Di giorno limo, correggo, risistemo e, a volte, cancello tutto e ricomincio d’accapo.
- Come nasce l’opera “I Martino”?
Nasce come sintesi di storie vere tramandate oralmente. Un tempo le donne si riunivano, nei mesi freddi, intorno ad un braciere per riscaldarsi (non c’erano termosifoni o climatizzatori). Alcune lavoravano a maglia, altre ricamavano e allo stesso tempo parlavano dei fatti che accadevano e di quelli che avevano ascoltato narrati dai loro genitori, zii, e conoscenti. Non c’era ancora la televisione (e forse era meglio). Io, bambino, ascoltavo quei racconti e quelle parole che assorbivo come una spugna e che non ho mai dimenticato.
- Per costruire i tuoi personaggi a chi ti sei riferito nella vita reale? Esistono o sono frutto della tua fantasia? Se sono frutto della tua fantasia come hai costruito i dialoghi ed i comportamenti di chi non è mai esistito? Ti sei appoggiato a qualche frammento di razionalità?
I membri della Famiglia Martino sono uomini e donne realmente esistiti. I dialoghi tra loro sono di fantasia ma plausibili per i ruoli nel contesto familiare, per l’ambientazione storica e per la tipologia di umanità che si sarebbe facilmente potuta incontrare in quei luoghi. Figura realmente esistita è quella del Principe Amedeo Maria Fortini, veri sono i personaggi delle varie storie inserite nel corpo della trama principale. Raccolte e condensate nella figura narrante di nonna Addolorata sono le donne che tramandavano i fatti antichi. Reale è Felicetta così come Francesco Fratta.
- Cosa ti ha dato principalmente l’ispirazione per la scrittura del tuo libro?
Più che una ispirazione parlerei di motivazione. Sono, probabilmente, l’unico a conoscere ancora queste storie. Non c’era alcun modo per scongiurare l’oblio che lasciare traccia scritta delle cose accadute.
- Quando hai incominciato a scrivere?
Non ricordo quando ho cominciato a scrivere. So solo che mi sono sentito pronto per scrivere in modo del tutto naturale e spontaneo. Ho iniziato e non credo che mi fermerò tanto presto.
- Eri sicuro di diventare uno scrittore?
Si scrive tanto: libri di cucina, testi scientifici, saggi, poesie, romanzi. Siamo tutti scrittori? Non so. Tutti coloro che usano la penna (pardon, oggigiorno il pc) sono scrittori? Francamente non so dare una definizione precisa di scrittore. Come ho detto io sono un racconta storie.
- Ci sono scrittori disciplinati, metodici che scrivono scalette e rileggono mille volte il loro scritti e autori che istintivamente buttano giù frasi su frasi fino a comporre un romanzo. Tu? Che scrittore sei?
Quando una storia matura nella mente la vedo definita per grandi linee. So da dove parto e so dove voglio arrivare. Gli sviluppi appaiono chiari man mano che si dipana la trama, man mano che i personaggi si precisano. Infiniti sono i modi in cui può esplicarsi una vicenda; l’importante è, credo, avere ben chiaro dove si vuole arrivare.
- Quante storie, romanzi, racconti, e-book hai scritto finora?
Sono un esordiente. I Martino sono un’opera prima. Completo la mia risposta citando i testi di due brani musicali cui mi sento legato: “… oramai che ho imparato a volare, non smetterò”, e ciò che scriverò ancora: ”Lo scopriremo solo vivendo”.
- Qual è il tuo pubblico ideale? A chi lettore pensi quando scrivi?
Scrivo per chiunque ami leggere.
- Prossimamente cosa hai in programma?
Voglio volare con il cuore e con la mente; voglio ancora raccontare fatti di vita, storie di tutti condite con un pizzico di fantasia.
Recensione:
La penna dell’autore Corinto Angelini è impeccabile, fresca, travolgente. Non trasparono insicurezze di natura grammaticale e ne di tecnica strutturale del romanzo. L’autore incarna esattamente i protagonisti in una veste alquanto professionale e descrittiva. Non tralascia i luoghi e le descrizioni degli ambienti. Il lettore si trova catapultato in una storia affascinante, ricca di spunti di riflessione. Ho amato la protagonista e le sue insicurezze che hanno scavato all’interno dell’anima per un futuro di speranza scrivendo nei suoi quaderni una vita piena di vicende e colpi di scena tramadata ad un giovane autoctono. Chi conosce le mie recensioni sa che non amo raccontare la trama, mi soffermo nello scrivere solo ciò che mi ha suscitato. La storia presenta una tessitura intrecciata, perfettamente portata a termine, non si perde in orpelli, e va dritta al sodo. Capace di coglierti alla sprovvista raccontando ciò che è stato un tempo, ciò che la gente borbottava tra i vicoli del Paese. Insomma, oltre ad essere un romanzo è anche un reale trasposizione a penna delle dicerie degli antichi borghi.
All’inizio l’autore scrive “Il valore che Felicetta dava a questi quaderni è in ciò che c’è scritto. Comincio a sfogliarne uno, il primo. Leggo. Mi accorgerò dopo che non ho più smesso.” E così è stato anche per me.
Grazie all’autore Angelini per avermi dato il privilegio di leggere il suo tesoro di carta.
Recensione a cura di Silvana Carolla.
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