“Tre figli, tre pianeti distanti e diversissimi, dice sempre mia madre. Mi piace immaginare che quei pianeti, un giorno, possano ritrovarsi a roteare sulla stessa orbita. Perché l’amore tra di noi non è mai stato messo in dubbio, ma abbiamo lasciato che nebulose e asteroidi insignificanti, che potevano essere spazzati via, ci facessero perdere di vista il centro del nostro universo, quello che muove ogni cosa. L’amore appunto“.
Mi sono approcciata a questo romanzo di Cinzia Perrone dopo aver letto il suo “Vivo di sogni” edito nel 2020 e averne apprezzato lo stile di scrittura diretto e sincero, quello che ti colpisce al cuore e rende vividi personaggi e accadimenti durante la lettura.
“Mai via da te” è invece il romanzo d’esordio di Cinzia, uscito nel 2017 e poi rieditato successivamente. La storia di Gennaro e della sua famiglia si snoda tra le vie rumorose e colorate di Napoli, tra le sue mille contraddizioni e difficoltà regalandoci un quadro così reale e pittoresco da sembrare di poterle davvero percorrere. Vivido è l’amore che Cinzia trasmette per la sua città che così tanto le manca e bellissime sono anche le rime che le dedica. Nel libro infatti possiamo trovare una gradevolissima alternanza tra prosa e poesia, altra passione dell’autrice.
Prima di approcciarmi alla lettura ho ricevuto alcune dritte e “raccomandazioni” dall’autrice che è molto attenta ai suoi lettori e ama in maniera viscerale ognuna delle sue opere. Mi aveva avvisato che avrei avuto tra le mani un romanzo duro, denso di sofferenza e di profonde nostalgie. Cinzia mi ha raccontato di aver smarrito qualche lettore dopo queste parole, forse spaventato dal non riuscire a sostenere il peso della sofferenza di cui l’autrice ci racconta pagina dopo pagina. Io invece, conoscendo qualche tratto della sua storia personale e del fratello Genny, protagonista indiscusso di questa storia, ho avvertito ancora di più la necessità di leggerlo. Per Cinzia scrivere è stata una catarsi dal dolore e così, anch’io, ho voluto approcciarmi all’opera dato che esiste qualche doloroso punto in comune tra la storia dell’autrice e la mia. Ammetto di essere sempre alla ricerca di nuovi modi e spunti per gestire dolori così profondi e a tratti incomprensibili.

Detto ciò, l’autrice è riuscita a soddisfare appieno questa mia intima necessità. Durante tutto il corso della narrazione, Cinzia non si lascia mai andare a toni autocommiserativi o patetici, cosa che, tra l’altro, avrebbe avuto comunque senso e ragione d’essere. La Cinzia sorella, madre, figlia avanza come una guerriera per tutto il corso del narrare, dando esempio di grande forza e positività. Tra le righe troviamo infatti tantissimi spunti di riflessione propositiva e positiva che aiutano di riflesso anche il lettore a guardare verso le dolorose assenza della vita con un’ottica meno dura e più costruttiva. Il libro mi ha trasmesso forza, desiderio di rivalsa, accettazione e resilienza, tutti sentimenti che come calamite trascinando il lettore fino alla fine del romanzo.
Un libro consigliatissimo a tutti coloro che nascondono nel cuore la profonda ferita di un lutto, a chi è alla ricerca di una catarsi dal dolore o di un paracadute che possa aiutare ad accettare questa discesa ineluttabile.
Perché certe persone non saranno mai veramente via da noi.
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Biografia dell’autrice:
Cinzia Perrone nasce a Napoli nel giugno del 1973 ed è laureata in Giurisprudenza. Nel 2008, approda a Jesi, nelle Marche, in provincia di Ancona, dove attualmente vive con il marito e la figlia di quattordici anni.
Ha pubblicato ad aprile 2007 il suo romanzo di esordio con la “Montedit editore”, “Mai via da te”, e successivamente una silloge poetica nella collana Adeef di “Eracle edizioni”, dal titolo “Capelli al vento”. Sempre nel 2017, nel mese di novembre pubblica il suo secondo romanzo, “L’inatteso” con “Del Bucchia Editore”.
Nel 2018 pubblica con la “Lfa pubblisher” una raccolta di racconti e poesie dal titolo “Annotazioni a margine”, dove trovano spazio anche alcuni riflessioni personali. Con quest’ultimo romanzo, torna ad un suo modello di romanzo da sempre preferito: il romanzo di formazione.
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