Se il primo romanzo della serie mi ha trovata impreparata, perché non ero ancora consapevole a cosa andavo incontro, questa volta mi sono procurata una mega confezione di fazzoletti ancor prima di iniziare la lettura. E sì, sono serviti tutti.

«Ho capito che ha bisogno di avere delle vie di fuga da imboccare, ecco perché gliene costruisco sempre di nuove.»

Abbiamo lasciato April e Jaxon sul pontile di Jacksonville Beach, con il cuore in frantumi e troppe promesse racchiuse nei loro occhi lucidi. A volte, quelle fatte in silenzio sono le più strazianti e vere, perché è il cuore che ne sigilla il significato.

Li ritroviamo un anno dopo, cresciuti, forse cambiati, in un certo senso più forti. April si è definitivamente trasferita a Jacksonville, dove frequenta il primo anno del college, Jaxon è ancora a Miami; quelle promesse mute sono ancora lì, aleggiano fra loro come macigni, nel costante timore che esplodano nel modo più sbagliato. Non sono più quelli di un tempo, non riescono a nascondere i sentimenti dietro ad una finta facciata di amicizia, ma non sono ancora pronti a sopperire alle paure e ai mille dubbi per potersi vivere come vorrebbero. È per questo che hanno scelto una tregua, con scadenza da definirsi; ed è per questo che, nonostante l’intenzione fosse quella di non perdersi, nella realtà non fanno altro che aggiungere distanza a quei chilometri che con tanta fatica hanno fatto diminuire. Perché i loro cuori sono legati da sempre, ma anche l’amore più vero di tutti i tempi ha bisogno di stabilità, concretezze di cui nutrirsi e basi solide su cui accendersi giorno per giorno.

Jaxon è stanco di lottare da solo contro milioni di incertezze, April lo ama da impazzire ma la paura ha sempre la meglio e prevale sulla voglia di provarci davvero. Ma a volte, l’amore fa dei giri immensi, per poi divampare, magari con anni di ritardo, in seguito a innumerevoli errori che potevano essere evitati. Ma se c’è, vincerà. Sempre.

Non posso dirvi altro, anche se ne parlerei per ore, perché anche questo secondo libro di Nusia mi ha strappato il cuore e fatto a pezzettini, per poi ricomporlo e infine ricominciare da capo. Non si tratta di montagne russe adolescenziali, ma di sentimenti forti, maturati, eppure ancora sul ciglio di timori condivisibili.

Vi confesso che ho letto i primi capitoli con gli occhi lucidi, le guance rigate di lacrime e una morsa tremenda allo stomaco; rabbia, passione, tristezza e desiderio stretti nella morsa dell’impotenza. Ecco, mi sentivo impotente esattamente come i protagonisti che, nonostante soffrissero, continuavano ad aggrapparsi a quel flebile “non posso”. E avrei voluto gridar loro che invece sì, potevano, anzi dovevano! Dovevano tutto, perché stavano perdendo solo tempo crogiolandosi nell’illusione di un domani migliore da aggiungere ad un dopodomani più adatto e così via all’infinito. Ed è questo l’errore che forse tutti noi commettiamo, troppo spesso pensiamo così tanto al passato e al futuro che perdiamo di vista il presente. Ed è l’unico che invece dovremmo limitarci a vivere, con le emozioni a tutto volume e la scatola delle paure rinchiusa a chiave nel seminterrato.

                        Lo raggiungo in fretta, afferrando la mano che mi tende. «Dove andiamo?»
«A casa.»

Fanno ancora da sfondo alla difficile e ingarbugliata storia di April e Jaxon, gli amici che impariamo a conoscere mano a mano nel corso del primo e secondo volume e ai quali ci affezioniamo senza neanche accorgercene. Li ho amati tutti e sono felice di potervi dire che sì, c’è un terzo romanzo! La storia di April e Isaac ci attende e sono certa, conoscendo lo stile dell’autrice e la sua innata tendenza alla drammaticità (in senso positivo, ovvio!) che ci farà vivere ancora momenti strazianti e ci ritroveremo in più di un’occasione a interrogare noi stessi su come avremmo agito, che avremmo fatto, a cosa avremmo dato importanza o la precedenza. E quando uno scrittore riesce a fare questo, a farci rispecchiare nel suo libro fino a chiederci se avremmo seguito le orme dei protagonisti o meno, direi che si merita tutta la stima del lettore.


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