Bentornati, cari lettori, in una nuova intervista: oggi è il momento di conoscere Michele Sommaruga, autore di ben quattro libri pubblicati con la Tomolo Edigiò. Iniziamo subito a conoscere un po’ il nostro autore.

Ciao Michele e benvenuto tra le mie pagine. Insomma, sei arrivato a quota 4 libri in casa Tomolo, che bellissimo risultato! Parlaci un po’ delle tue varie opere e raccontaci come ti trovi con il tuo editore, dato che sei alla quarta pubblicazione con loro!

Ho pubblicato il primo libro con Edigiò a Novembre 2012 dopo aver partecipato a un concorso indetto dalla casa editrice qualche anno prima. Il mio racconto era piaciuto a Elena Rossetti e mi aveva perciò inviato una lettera dove mi diceva che, se avessi avuto altri racconti, avrebbe potuto pubblicare un libro tutto mio, ma mi suggeriva nello stesso tempo di corredare i racconti con dei disegni.

Per me, che allora non avevo nessuna esperienza editoriale, era un mondo tutto nuovo.

Avevo un caro amico, Silvio Giobbio, che realizzava illustrazioni principalmente per il mondo della pubblicità e gli ho chiesto se era disponibile per questa avventura. Silvio ha detto subito che mi avrebbe aiutato, ma poi di fatto era pieno di lavoro, per cui non riusciva a essere rapido come io avevo immaginato, nell’esecuzione dei disegni.

A Silvio non ho dato nessuna particolare dritta; ha fatto lui, ha letto e illustrato ciascun racconto, in genere, con una singola illustrazione, riportando la sua personale interpretazione della storia, talvolta mettendo in evidenza dettagli che neppure erano riportati nella storia. Solo per alcuni Silvio ha realizzato due illustrazioni.
In realtà le illustrazioni di Silvio sono così belle che forse, per alcune storie, si potrebbe pensare a una opera differente, tutta illustrata, ma di questa cosa non abbiamo mai parlato, la teniamo in serbo come possibilità per il futuro.

Le illustrazioni di Silvio, piano piano, cominciavano ad arrivare per email e l’opera prendeva forma, ma Silvio andava avanti lentamente, pressato dalle mille richieste che gli arrivavano dal ben più redditizio mondo della pubblicità.
Io avevo in mano un contratto firmato con Edigiò con una data definita, a breve, entro la quale – avevo firmato – avrei mandato il manoscritto, e mancavano ancora più del 50% delle illustrazioni.

Allora la mia mamma, la nonna Rita, da sempre appassionata di pittura, si è detta disponibile ad aiutarmi, e ha realizzato alcuni disegni ad olio; anche mia nipote Elena – che a quel tempo aveva 13 anni e che aveva letto le mie storie – mi ha realizzato, a matita, un disegno per la storia del pesciolino Oceano Blu (un pesciolino colorato di blu come l’oceano che, per questo motivo, si perdeva sempre, in giro per il mare…).

Mi ricordo il giorno in cui avevo raccolto finalmente assieme tutti i disegni e avevo fatto vedere una bozza del libro a Silvio; mi aveva subito risposto che non era possibile realizzare un libro con dei disegni così differenti: i suoi realizzati digitalmente con il Mac, i disegni a olio della mia mamma e – infine – l’illustrazione a matita di mia nipote!

Quel giorno ho pensato che non ce l’avrei mai fatta… invece poi è “nata” l’idea di dividere e accorpare le storie in due sezioni: quella surreale, con i disegni di Silvio – che colpiscono per l’espressività dei tratti – e quella poetica, con i disegni a olio, dai toni più morbidi.

Il disegno di Elena, a matita, era stato digitalizzato da qualche illustratore fidato di Edigiò, che ha realizzato un vero capolavoro, assimilabile, come stile, ai disegni di Silvio.
Così incredibilmente tutto era pronto per la pubblicazione, con anche l’approvazione finale di Silvio!

Credo che tra tutto siano passati almeno due anni, e non è stata la scrittura dei racconti la parte più lunga, a ben guardare.

Pubblicato il primo libro nel 2012, “Ascolta questa Storia”, sono andato avanti a scrivere altre storie per ragazzi e, raggiunto un numero sufficiente per un’antologia, le ho inviate a Elena.
Nel frattempo Tomolo aveva acquisito Edigiò e – incredibilmente – anche il mio contratto che da poco avevo siglato con Elena per il secondo libro.

La formula dei disegni di Silvio e di mia mamma era piaciuta così tanto che l’abbiamo riproposta; è uscito perciò “Il cane mangia Topi”, sempre con etichetta Edigiò, nel Dicembre 2018.

Nel frattempo è arrivata Viviana Sgorbini, proprietaria di Tomolo, nella mia vita di scrittore.

Parlandone assieme è nata l’idea di tradurre le storie più “omogenee” in inglese. L’idea è nata per me dal desiderio di avere anche un libro stampato in inglese da potere, eventualmente, condividere con i colleghi in ufficio. Io infatti lavoro in una grande azienda che opera nell’ambito della telefonia e, la gran parte dei contatti che ho quotidianamente per lavoro, sono con persone all’estero. Per Viviana, invece, era una necessità avere qualche testo in inglese, qualcosa in spagnolo già esisteva nella collana Tomolo, per le fiere internazionali; le prime sono state per Tomolo in Spagna, a Pamplona e Barcellona.

Perché dico che abbiamo selezionato le storie “più omogenee”?

Sì, perché uno dei difetti dei miei libri, ma che per altro potrebbe essere, più che un vero difetto, piuttosto una caratteristica distintiva, è che le storie non sono omogene, nel senso che alcune sono più semplici e idonee per un bimbo, altre un po’ più (forse anche troppo…) complicate, probabilmente qua e là spunta pure fuori anche la mia anima da ingegnere.

Così per la versione inglese abbiamo pensato di selezionare le storie che erano più adatte a una platea di ragazzi tra gli 8 e i 10 anni e, per fare contento anche Silvio, questa volta anche più omogenee dal punto di vista delle illustrazioni.

Va detto che anche questo parto non è stato semplicissimo; non è stata una semplice traduzione: innanzitutto perché ovviamente per me scrivere non è il lavoro principale, è pur sempre un hobby, – anche se giorno dopo giorno diventa sempre più importante – per cui, necessariamente, il tempo che ci riesco a dedicare è quello che avanza una volta fatto tutto ciò che “va comunque fatto”…
Ma anche perché, nonostante non abbia curato io personalmente la traduzione, che è stata fatta da una mia compagna del liceo, Beatrice Corvo – molto brava – ho cercato di farmi supportare anche nella revisione del testo da diversi amici e colleghi e, alla fine, ci ho speso del tempo pure io.

E, a ripensarci adesso, questo è stato forse uno sbaglio, perché mi sono trovato talvolta ad avere tante proposte di traduzione alternative per lo stesso racconto, da non sapere più quale scegliere.

Comunque nel Settembre 2021 è arrivato “Jack the sick fish”, pubblicato da Tomolo International, nato in tempo di Covid, ma ammalato di una malattia ben differente.

Arrivato alla terza pubblicazione a quel punto mi son detto che i libri di racconti per bimbi e ragazzi li avevo scritti, nel frattempo i miei “due bimbi”, Paolo e Lorenzo erano ormai cresciuti, frequentavano l’università, e avevo pure ottenuto la traduzione in inglese. Era arrivato anche per me il momento di “voltare pagina” e crescere, come scrittore.

Ho cominciato a scrivere racconti per i quali l’ausilio dell’illustrazione non era più strettamente necessaria, e che quindi dovevano necessariamente contenere qualche cosa di più.

Così è nato il mio ultimo libro “Nulla sarà come prima”, che è un cucciolo appena nato; pubblicato a Novembre 2022, di corsa – vista anche la difficoltà del momento pure nell’approvvigionamento dei materiali di base , come la carta – grazie anche a Viviana Sgorbini, che ha accelerato il tutto, e Stefania Gualerzi, della Tomolo, che ne ha curato la veste grafica e presentato per la prima volta alla fiera della MicroEditoria di Chiari.

Stefania la devo proprio ringraziare perché credo di averla un po’ tirata matta, perché io il libro lo guardo e lo riguardo, e arrivo sempre con mille correzioni, che poi arrivano a lei da fare.

È importante per me pubblicare il libro a un certo punto, è catartico, un po’ come consegnare il compito in classe, è un sistema anche mentale per passare al compito successivo. Non ho detto esplicitamente come mi trovo con il mio editore? Mi trovo come fossi a casa, perché ho anche legato con Nicola, il marito di Viviana, e Lorenzo, il figlio, che è già una colonna portante della casa editrice.
Insieme abbiamo passato tanto tempo alle fiere aspettando che dietro all’angolo di un corridoio piuttosto vuoto si materializzasse il lettore/cliente e questo, secondo me, ha aiutato a creare anche un solido rapporto umano “dietro alle Storie”.
Ma la stessa domanda andrebbe fatta forse anche a Viviana, perché ogni qual volta mi viene una idea nuova, le scrivo tramite WhatsApp, talvolta mi risponde: “calma“.
Non deve essere semplice per una casa editrice avere tanti scrittori come me…

Hai ragione, forse non è semplice, ma sono certa che ne vale la pena quando si ha a che fare con un autore come te, che li va a trovare in fiera e che è così attivo e con molta voglia di fare. Parlaci dell’ultimo libro nello specifico, uscito da pochissimo. Una raccolta di piccoli racconti in cui, mi dicono, è molto facile ritrovarsi. Da dove nasce?

I miei racconti nascono dalla osservazione del mondo e delle persone che mi circondano, questo vale sia per i racconti per ragazzi che – ora – per questo nuovo libro.
Prendo spunto da una situazione che ho visto o vissuto personalmente, ma resta molto mascherata; per chi mi conosce bene potrebbe essere un esercizio stimolante andare a ricercarli tutti perché credo – alcuni – di averli nascosti proprio bene.
I racconti parlano di situazioni quotidiane e di persone molto normali, che arrivano a un punto della loro vita nel quale succede qualche cosa di significativo, anche se talvolta può pure apparire un accadimento da nulla, ma che determina un cambiamento significativo,
Per questo il titolo: “Nulla sarà come prima“.

Ora allora ti faccio una domanda difficile perché è come scegliere chi preferisci tra mamma e papà, ma quale dei tuoi libri è il tuo preferito e perché?

A questa domanda è facile rispondere: è sempre l’ultimo perché ha bisogno di più cure, essendo appena nato.
Perché io mi prendo cura dei miei libri: li accompagno alle fiere, li faccio conoscere a tutti; mi rendo infatti conto benissimo che quando parlo con gli amici, ma anche persone che non conosco, a un certo punto mi trovo a parlare dei miei libri, non posso farci niente, fanno parte di me.

Mi sembra giusto, alla fine ne sei coinvolto, ci metti tanto di tuo e, posso dire, dopo averti visto all’opera in fiera, devo dire che ne sai parlare anche in modo molto convincente! Quale dei tuoi libri ti ha portato più soddisfazione e come vengono percepiti dai lettori?

Tutti e quattro i libri mi hanno portato grandi soddisfazioni; alcune volte ho trovato alcuni genitori che mi hanno detto che erano rimasti molto colpiti dai miei racconti e li leggevano tutti assieme, in famiglia; ecco quando ricevo dei commenti come questo, sono veramente ricambiato di tutti gli sforzi fatti.
Perché effettivamente scrivere racconti come hobby non è una cosa semplice, comporta riuscire a dedicare tempo, attenzione, energia in aggiunta a tutto ciò che – come ho già detto – va fatto “a prescindere“.

Assolutamente, non è affatto semplice stargli dietro, soprattutto poi come lo fai tu che vai in fiera, ti promuovi e non li abbandoni a sé stessi dopo l’uscita, ma li curi nei minimi dettagli. In merito a questo, infatti, so che sei andato a trovare i tuoi editori alla Buchmesse! Che esperienza incredibile dev’essere stata… Com’è andata?

Diciamo che – come ci siamo detti da subito con Viviana, Lorenzo e Nicola – riuscire a cogliere un successo alla Buchmesse per una piccola casa editrice come Tomolo a una fiera così importante è paragonabile a Luke Skywalker che in Guerre Stellari – con una nave spaziale sgangherata – fa saltare la Morte Nera, e Davide che affronta Golia; è un po’ come provare a svuotare il mare con il secchiello.

Ciò nonostante, credo, con l’umiltà degli eroi, abbiamo ottenuto il risultato di cominciare a tendere una rete interessante di contatti e di farci conoscere come Tomolo. Diciamo che non siamo rimasti lì al nostro banchetto ad aspettare che arrivasse qualcuno a trovarci, abbiamo girato la fiera in lungo e in largo e parlato con tantissime persone.

Ogni tanto mia moglie Francesca mi riprende quando, riferendomi a Tomolo, dico “abbiamo“, ma è un po‘ come il tifoso di calcio, che gioca la partita pure lui.

Io credo che effettivamente questa sia il grande risultato che ha ottenuto Viviana in questi anni, con pazienza: ha saputo creare la “squadra degli scrittori Tomolo”.
A Francoforte un giorno è venuto ad “aiutarci” anche mio figlio Paolo, che studia a Essen; assieme abbiamo girato per i vari stand presentandoci come Tomolo, ancora una volta per ribadire il concetto della “grande Famiglia”.
Di più su Francoforte per ora non posso dire, dico solo che non finisce qui, e ne vedrete delle belle.

L’ho notato subito anche io effettivamente quel “abbiamo”, ma secondo me è bellissimo proprio per questo: sei coinvolto e sono certa che a loro piaccia coinvolgerti, per cui, come dici tu, se si parla di grande famiglia, è così che viene naturale parlare. Oltretutto è un bellissimo risultato, anche i più grandi sono partiti da piccoli passi come questo, è solo un punto di partenza, ne sono certa anche io! Com’è stato quindi vagliare i confini internazionali con i tuoi libri?

Il confine internazionale per me non rappresenta un problema, lo vivo quotidianamente nella realtà lavorativa in cui opero.
Il problema è che la piccola casa editrice già ha difficoltà a confrontarsi nell’ambito nazionale con la grande editoria, per mille ragioni, per cui in campo internazionale, diventa ovviamente ancora tutto più difficile, ma paradossalmente nell’ambito internazionale mi pare quasi ci sia più equità nelle possibilità.

Sono d’accordo, quello che si percepisce a livello nazionale è proprio questo: una chiusura verso nuove realtà, magari innovative e più stimolanti. Usciti fuori dai confini, si ha proprio questa percezione di apertura, è senz’altro un bel punto dove andare a parare. Qual è invece un parere di un lettore che ti ha particolarmente colpito e ti è rimasto impresso?

Ce ne sono tanti, ma il commento che ricordo più volentieri è questo: un mio collega ha letto la storia di “Paolino il calorifero” al suo bimbo piccolo, alla sera prima di andare a dormire.

Paolino – nella storia – è un bimbo che parla con gli oggetti, e in particolare parla con il calorifero, che una sera gli dice di aver freddo, di modo che Paolino, alla fine, mette una copertina sopra al termosifone spento.
Ecco, questo bimbo tutte le sere prima di andare a dormire faceva lo stesso, andava a mettere pure lui la copertina sul suo calorifero. Ecco, un commento così, non ti lascia indifferente…

Oddio, che meraviglia, mi sono venuti i brividi! Effettivamente quale miglior feedback ci potrebbe mai essere altrimenti, se non quello di un piccolo lettore che sente così tanto la tua storia? È davvero stupendo…
Ti rubo ancora pochissimo, prima di concludere l’intervista, ma ti voglio chiedere, a questo punto, quali sono i tuoi progetti futuri?

Il progetto futuro è di crescere ancora così da essere in grado di scrivere un romanzo, cioè una storia lunga, strutturata, con personaggi ben definiti, con le loro diverse personalità.
Io non ho frequentato corsi di scrittura, mi sono avvicinato al mondo dell’editoria in punta di piedi e con molta umiltà.
Ammetto anche di avere delle difficoltà; non è semplice, talvolta le frasi si aggrovigliano, i tempi dei verbi vanno rispettati, serve anche metodo, conoscenza; non ci si inventa scrittori in un giorno.
Per cui già so che sarà un percorso lungo, ma le idee non mi mancano, quelle popolano il mio cervello di continuo, talvolta ho il mal di testa perché forse son diventate troppe, e vanno perciò tolte dalla testa e scritte sul un foglio.
Resto fiducioso di potercela fare, vi farò sapere.

E noi saremo qui ad aspettare di vederne il risultato: è complicato, sì, ma alla fine quando si hanno tante storie in mente, sarebbe un peccato non condividerle… che poi viene mal di testa!
Grazie mille, Michele, per questa intervista, mi ha fatto un sacco piacere conoscerti un po’ meglio e, a questo punto, non mi resta che augurarti un grandissimo in bocca al lupo per il tuo futuro e i tuoi prossimi libri. Aspetteremo le grandi novità!


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